Venerdì 18 ottobre è stata inaugurata, con un seminario di presentazione nella biblioteca universitaria dello IUAV, la rassegna 84/24 Venezia anarchica. Si tratta di una serie di iniziative che ruotano attorno a una ricca mostra fotografica e documentale curata da Elena Roccaro, già studentessa dell’università veneziana, che ha dedicato la sua tesi all’Incontro Internazionale Anarchico che si svolse nella città lagunare proprio quarant’anni fa e che rappresentò un momento particolarmente importante di confronto tra migliaia di partecipanti provenienti da tutto il mondo.
Oltre alla mostra, quindi, è stato presentato l’interessante calendario della rassegna (curata dalla stessa Roccaro in collaborazione con la professoressa Sara Marini, Il Centro Studi Libertari/Archivio Pinelli di Milano, il Senato degli studenti IUAV, Franco Bunčuga, Fabio Santin, Marco Pandin, l’associazione About) che vuole «esplorare le coreografie del dissenso, con approfondimenti su tematiche e pratiche libertarie nell’ambito artistico e culturale». Tutti gli appuntamenti sono facilmente consultabili sul sito web del Centro studi libertari (https://centrostudilibertari.it/it/venezia-84-24-evento) che, vale la pena ricordarlo, fu tra i promotori dell’Incontro internazionale del 1984 insieme al CIRA di Losanna (allora a Ginevra) e all’Anarchos Institute di Montreal. Ed è stato proprio il Centro studi a fornire tutto il prezioso materiale della mostra (fotografie, manifesti, brochure, pubblicazioni) con il quale i visitatori possono facilmente farsi un’idea di quanto avvenne quarant’anni fa tra i campi e le calli di Venezia.
Al seminario – dopo i saluti istituzionali, quelli di Lorenzo Pezzica per il Centro studi libertari e l’introduzione di Roccaro – hanno preso la parola i relatori Fabio Santin, Antonio Senta e Tomás Ibáñez. Assente, purtroppo, Marianne Enckell del CIRA di Losanna.
Santin ha ripercorso tutto il lavoro di riappropriazione del rapporto tra arte e anarchia che venne svolto in occasione di Venezia84, allorché vennero recuperate catalogate e riprodotte per l’esposizione decine di opere realizzate da artisti anarchici o che, comunque, avevano e hanno a che fare con temi legati alla sensibilità libertaria. In generale sono stati ricordati artisti come Enrico Baj, Alik Cavaliere, Arturo Schwarz fino ad arrivare alla nascita, nel 2000, della rivista ApARTe°.
Antonio Senta ha condensato in pochi minuti l’avventura del pensiero anarchico e delle sue forme organizzative che hanno sempre ruotato intorno alla produzione editoriale («i giornali come strumento organizzativo»). Figlio dell’età dei lumi, l’anarchismo si è sempre preoccupato di non trascurare la sua dimensione educativa in senso ampio: non solo pedagogia, dunque, ma produzione culturale come spina dorsale, teorica e pratica, del movimento.
Infine, Ibáñez ha parlato dell’Incontro Internazionale del 1984 come «uno di quei grandi eventi impregnati di una strana magia, che rimangono impressi nel cuore di tutti e tutte coloro che li hanno vissuti». Ibáñez ha ripercorso la storia dell’anarchismo e del movimento anarchico, prima e dopo Venezia84, attraverso alcune tappe storiche fondamentali: dall’epopea spagnola degli anni ‘30 del Novecento passando per gli anni ‘60, il maggio francese, gli anni ‘70, il movimento antiglobalizzazione a cavallo tra i due secoli, fino alle più recenti realtà di lotta (dall’ambientalismo al movimento queer, ecc.). Ne viene fuori un quadro ricco, eterogeneo, in cui la teoria e la pratica della libertà sono state fatte proprie da movimenti anche non specificamente anarchici ma che, nei fatti, si comportavano o si comportano come tali.
D’altra parte, e qui concludiamo questo breve resoconto di un bel pomeriggio veneziano, le migliaia di compagne e compagni che nel 1984 decisero di radunarsi in Laguna vollero innanzitutto ragionare insieme, con incredibile lungimiranza, su come traghettare l’anarchismo nel nuovo millennio anche alla luce delle esperienze, esaltanti e drammatiche, dei vent’anni precedenti. E poi non bisogna dimenticare che, di lì a cinque anni, sarebbe crollato il Muro di Berlino e gli assetti e gli strumenti del dominio sarebbero radicalmente cambiati sotto molti aspetti. Occorreva riflettere, dunque, su quanto ancora validi fossero gli “attrezzi” a nostra disposizione, e su cosa andava eventualmente aggiornato.
Venezia84 fu certamente uno spartiacque per tutti coloro i quali si interrogarono (e ancora si interrogano) su quali siano le strade più fruttuose e percorribili per lottare contro il potere e le sue tante sfaccettature. Per dirla con Tomás Ibáñez, quell’evento «contribuì potentemente a mantenere l’anarchismo in movimento ed è in questo che risiede il suo meraviglioso e incancellabile merito».
Alberto La Via